Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Modena

Il Dott. Agr. Badiali Giorgio ha inviato il seguente contributo:

Il seccume fogliare e la grande crisi degli ippocastani

Su tutto il territorio del Comune di Modena ed in gran parte del territorio provinciale, risulta ormai raro trovare piante di ippocastano (Aesculus hippocastanum) in condizioni vegetazionali definibili normali.
Le richieste continue di notizie sull'argomento, avanzate da parte di cittadini preoccupati per quanto si nota ovunque, ma soprattutto per le piante di loro proprietà, sono state tante e pressanti.
Per questo motivo, ma anche per un doveroso senso civico, diventa necessario informare, anche a mezzo stampa, di quanto è accaduto o sta accadendo in questo momento e probabilmente di quanto accadrà nel prossimo futuro alle numerose piante di ippocastano esistenti.
In realtà, il problema è noto da tempo ed anche se in forma molto più contenuta, piante di ippocastano arrossate sul finire dell'estate, se ne vedono da diversi anni.
Nonostante questo segnale negativo, in pochi si sono preoccupati seriamente di questa anomala situazione, che purtroppo è andata degenerando col passare del tempo, fino a raggiungere il massimo degrado negli ultimi due o tre anni.
Per delineare un quadro il più possibile realistico della situazione, passiamo rapidamente in rassegna, soprattutto per dovere di informazione, le cause principali che hanno portato allo stato attuale di grave degrado, a cui occorre senz'altro pensare seriamente, al fine di porre in atto al più presto, qualche necessario e proponibile rimedio, almeno dove questi siano da ritenere tecnicamente possibili.
La prima causa e forse la più conosciuta è rappresentata dalle mutate condizioni ambientali in cui gli ippocastani, come tutte le altre piante, sono oggi e già da diverso tempo, in gran parte costretti a vivere, specialmente all'interno dei centri urbani.
Si tratta di una problematica molto complessa, di natura prettamente fisiologica, legata alle sempre più pressanti condizioni di stress idrico, determinate in prevalenza dalla maggiore compattezza ed impermeabilità dei suoli ed alla presenza sempre più elevata. di elementi inquinanti in ambiente, soprattutto rappresentati dai gas di scarico generati da ogni tipo di combustione (autoveicoli, industrie, riscaldamento, ecc.).
Queste prime sfavorevoli condizioni, hanno determinato già da diversi anni, una maggiore sensibilità di tipo ambientale per alcune specie di piante tra cui proprio l'ippocastano ed anche se con evidenza minore il tiglio, che ne risentono in misura molto maggiore rispetto ad altre specie di piante, evidenziando un seccume fogliare diffuso, spesso di tipo marginale ed ad andamento centripeto, soprattutto nelle annate in cui l'incidenza dei fattori citati si rende maggiormente influente.
La seconda causa è rappresentata da una malattia di natura crittogamica (o fungina), anch'essa conosciuta da tempo e che da molti anni produce un classico tipo di seccume fogliare a chiazze spesso confluenti, molto evidente soprattutto nella tarda primavera ed in estate.
Questa manifestazione patologica, tra l'altro molto conosciuta, viene provocata dalla crittogama Guignardia aesculi e può essere curata senza eccessive difficoltà, con prodotti anticrittogamici, negli ambienti dove risulta possibile l'esecuzione di interventi di questo tipo, seguendo determinate e precise terapie, durante le prime fasi di sviluppo vegetativo delle piante.
La terza causa è di natura entomologica ed è rappresentata dall'infestazione, avvenuta in epoca molto recente, da parte di un insetto classificato nell'ordine dei Lepidotteri, famiglia Gracillaridi e nella specie Cameraria ohridella.
Si tratta quindi di un minatore fogliare che è stato introdotto in Italia da pochissimi anni, verosimilmente proveniente dal nord dell'Austria. in quanto studiato negli anni 1994-96 proprio in quella nazione ed in Croazia.
Le prime segnalazioni in Italia riguardano il territorio della provincia di Trieste, relativamente all'anno 1997, da dove attraverso il Friuli Venezia Giulia, l'insetto è giunto anche nelle zone centro-settentrionali dell'Italia, fino all'Emilia Romagna ed alla Toscana, mediante forme di trasporto passivo, in massima parte rappresentato dal traffico veicolare. L'insetto è molto prolifico, presentando 3 o 4 generazioni annuali, le cui larve scavano piccole gallerie di tipo serpentiforme nel parenchima fogliare degli ippocastani a fiori bianchi (risulta infatti rarissima la sua presenza su Aesculus pavia, ippocastano a fiori rossi), rispettandone soltanto le lamine ed in caso di forti attacchi, distruggendo le foglie anche completamente.
Questo pericoloso fitofago, può essere combattuto nelle sue prime fasi di sviluppo, con appropriate tecniche d'intervento basate sull'uso che deve essere sempre oculato, di insetticidi autorizzati allo scopo e somministrabili con interventi diretti sul fogliame o per via endoterapica (per iniezione ai tronchi), secondo i diversi casi particolari.
L'insetto non presenta dannosità per l'uomo e gli animali domestici, mentre si dimostra particolarmente dannoso per le piante di ippocastano, che a seguito anche dell'azione concomitante e già significativamente debilitante, prodotta dalle altre cause influenti più sopra descritte, ha portato in moltissimi casi a complete defogliazioni già dal mese di luglio, proseguendo in tal senso anche per tutto il mese di agosto e fino al termine dell'attività vegetativa delle piante.
A seguito di questo fatto, tutt'altro che trascurabile, molte piante fra quelle che hanno perduto per prime le foglie, stanno producendo da alcuni giorni (10-15 di agosto) e produrranno ancora nuova vegetazione, certamente fino a tutto settembre, con evidenti tracce di fioritura, a volte anche consistenti al punto da presentare viva curiosità.
Questa situazione porterà all'ovvio risultato di un ulteriore degrado vegetazionale delle piante maggiormente aggredite e che già in precedenza si trovavano in condizione di parziale debilitazione.
La presenza di questa ormai grave forma di debilitazione complessiva, data soltanto da 1 a 3 anni a seconda dei casi, in quanto, in epoca precedente risultava in genere molto più contenuta, escluso ovviamente qualche caso di maggiore rilevanza, come ad esempio per la città di Modena, un tratto del V.le Autodromo, Via Muzzioli, ecc., pertanto si può affermare che non esiste ancora il pericolo immediato di morte per gli esemplari anche massicciamente aggrediti, sempre ad esclusione di alcuni casi per fortuna ancora circoscritti.
Purtroppo, le previsioni per il prossimo futuro, convergono verso un triste quanto indesiderato obiettivo, se non si provvederà in qualche modo a frenare gli effetti debilitanti provocati complessivamente dalle manifestazioni, oggi in buona parte di natura patologica, derivanti dall'insieme delle cause più sopra descritte.
In questo momento stagionale estivo, non serve più effettuare alcun tipo d'intervento, soprattutto se di natura chimica, come da diverse parti viene ancora richiesto. Il danno è già fatto, pertanto si potrà pensare eventualmente ad un suo contenimento in quel senso, all'inizio della prossima stagione primaverile, quando il problema si ripresenterà.
Attualmente, l'unica operazione ancora da farsi e che pochi hanno fatto in questi anni, consiste nella raccolta meticolosa e nella relativa distruzione, possibilmente col fuoco, di tutto il fogliame caduto o che cadrà al suolo prossimamente.
Questa operazione, che consiglio caldamente, dovrà essere effettuata con scrupolo, al fine di eliminare per quanto possibile le forme di svernamento sia del fungo che dell'insetto più volte citati, che trovano il luogo di conservazione ed il loro ricovero invernale, proprio nelle foglie cadute e presenti sotto le piante o nelle zone circostanti.
Nei casi ove sia possibile, è altrettanto consigliabile l'esecuzione di un intervento a base rameica, tipo poltiglia bordolese da eseguire in autunno al termine della caduta delle foglie, come pure la riduzione della eccessiva compattezza del suolo sotto le piante mediante lavorazioni o movimentazioni superficiali del terreno, con eventuale contemporaneo interramento di nitrato ammonico o di prodotti integratori a base soprattutto azotata o di biostimolanti vari, tutti autorizzati per l'uso, proporzionandone le dosi secondo le dimensioni delle piante su cui si dovrà intervenire.
Prima della ripresa vegetativa, verranno date opportune indicazioni a chiunque vorrà farne richiesta, sia per quanto concerne il precoce riconoscimento dei primi adulti in volo sulle piante, da cui dipende proprio l'inizio delle nuove intestazioni, anche mediante l'uso di apposite trappole di cattura, sia per quanto riguarda l'eventualità applicativa delle diverse possibili azioni di difesa, da effettuare comunque (e non mi stancherò mai di ripeterlo) con oculatezza e con la più idonea tra le diverse modalità di intervento, che andrà scelta per ogni specifico caso da tecnico esperto nella delicatissima materia e che si assumerà personalmente la responsabilità delle operazioni, stabilendone la reale necessità ed utilità, tenendo conto soprattutto delle caratteristiche vegetazionali e delle condizioni fitosanitare delle piante al momento dell'intervento, delle loro dimensioni, ed in modo particolare dei luoghi in cui esse si troveranno dislocate.

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1) Sullo sfondo si notano piante di ippocastano completamente disseccate durante il mese di luglio, mentre intorno ad esse ed in primo piano, le piante in piena vegetazione ed i vasi ancora in abbondante fioritura, evidenziano un contrasto del tutto innaturale.

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2) Pianta di ippocastano fortemente infestata da Cameraria ohridella in piena estate. Si notano anche chiazze di seccume fogliare prodotte dalla crittogama Guignardia aesculi, mentre è già iniziata la caduta di foglie.

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3) Particolare di foglia di ippocastano, contemporaneamente interessata da un attacco di Cameraria (due foglioline a destra centralmente) e di Guignardia (sulla parete rimanente).

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4) Particolare di foglia completamente distrutta da Cameraria, con notevole presenza di mine fogliari e di chiazzette biancastre scoperte ad arte, che evidenziano le cellette di incrisalidamento.

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5) Pianta di ippocastano completamente secca dal mese di luglio e con rivegetazione già in atto durante il mese di agosto, a cui è seguita rapidamente una seconda fioritura.

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