Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Modena

Il Dott. Agr. Marco Montanari ha inviato il seguente contributo:

Agricoltura e turismo naturalistico

Il ruolo sempre meno produttivo dell'agricoltura del 2000 e la sempre maggiore attenzione ai problemi dell'ambiente impongono a professionisti, tecnici ed operatori del settore, profondi ripensamenti. Il decadimento del modello iperproduttivo necessita di alternative in grado di offrire all'azienda agricola un futuro economicamente valido ed ambientalmente sostenibile.

Questa strada, ancora lungamente da percorrere, sembra condurre alla sostituzione degli attuali sistemi agricoli semplificati (dei quali la monocoltura è l'espressione più esasperata) con sistemi più complessi che, come ormai dimostrato in più parti del mondo, hanno una maggiore "autosostenibilità" o, in altre parole, minori necessità di input energetici per funzionare. Il duplice obiettivo perseguibile con la riconversione verso agroecosistemi complessi (minor impatto ambientale; maggior biodiversità) si abbina in modo quasi perfetto con una nuova moda dei nostri giorni: il turismo naturalistico. Infatti la grande disponibilità di tempo libero e la crescente domanda d'ambiente fanno sì che un numero sempre maggiore di persone si rivolga alle zone extraurbane, e quindi anche agricole, per soddisfare i propri desideri di gitanti, fotografi, cacciatori, raccoglitori di prodotti del sottobosco, naturalisti, escursionisti (a piedi, in bicicletta o a cavallo), pescatori e via discorrendo.

L'interesse comune di questa folla eterogenea è rappresentato da un desiderio di maggior contatto con la natura e comunque con un ambiente differente da quello urbano. Spesso, a questo legittimo desiderio, non si affianca un altrettanto corretto rapporto con l'oggetto desiderato: l'ambiente appunto. Il "ciò che ci sta intorno" viene considerato superficialmente senza cioè che intervenga una fase, che potremmo definire di mediazione, tra il fruitore e ciò che lo circonda. In altre parole manca al generico turista quel tipo di conoscenza indispensabile per capire, apprezzare e quindi rispettare, l'ambiente.

Questo tipo di mediazione, o se si preferisce di informazione, si realizza solo dove esistano strutture tipo parchi o riserve naturali mentre nel rimanente territorio è del tutto assente o al più lasciata alla buona volontà (e spesso fantasia) di albergatori, commercianti o altri soggetti non sempre preparati allo scopo.

In questo contesto le aziende agrituristiche in via prioritaria, ma anche quelle agricole tradizionali, potrebbero diventare un punto di riferimento importante, una sorta di luogo privilegiato dove si incontrano la domanda di ambiente e l'offerta, anche in termini di conoscenza, del medesimo. In pratica il conduttore di tali aziende dovrebbe essere, oltre che un imprenditore agricolo cosciente e legato al territorio, una sorta di naturalista-divulgatore.

Si badi bene che per avere una prospettiva di attuazione questo tipo di attività, che poteremmo definire "agroecoturistica", deve essere realizzato nell'ambito di aziende che veramente abbiano dei contenuti in termini di valenza ambientale e che quindi siano progettate e gestite in quell'ottica di complessità di cui si diceva all'inizio.

In caso contrario gli effetti sarebbero controproducenti poichè l'agricoltura industrializzata sortisce situazioni ben lontane da qualsiasi ecosistema naturale e quindi sarebbe quantomeno ridicolo "vendere" informazioni di ispirazione naturalistica in una realtà da questa così lontana.

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